Dr. Gaetano Zanoli

 

Amo molto il mio mestiere, anche se tante cose cercano di rovinarmi il gusto creativo della progettazione, prima fra tutte l’eccessiva burocrazia. Ho sempre cercato di portare avanti le mie idee in ogni ambiente e circostanza, pur nel pieno rispetto dei punti di vista degli altri. Fra queste idee ha occupato un posto importante l’atteggiamento critico verso la scarsa qualità delle nostre periferie – ovvero la parte contemporanea delle nostre città – . Quando dico qualità non mi riferisco solo alla funzionalità, alla presenza di servizi e di verde, cioè alla vivibilità di base, ma anche alla bellezza ed al piacere di godere dei luoghi, ed alla possibilità di dar loro un significato ed una identità.

Oltre al periodo formativo all’Istituto di Architettura ed Urbanistica dell’Università di Bologna, dove soprattutto dall’arch.Cuppini e dall’esperienza della ricerca sulla Normativa Tecnica Regionale per l’Edilizia Residenziale ho appreso il metodo progettuale moderno, ho avuto altri momenti formativi di arricchimento. Come quando ho indagato con l’arch.Leonardo Mosso di Torino i contenuti profondi dell’architettura di Alvar Aalto, o come quando ho avuto modo di sperimentare una piccolissima ma – per me – molto significativa collaborazione con Renzo Piano, da cui ho appreso l’infaticabile entusiasmo per lo studio di ogni piccolo particolare: ricordo sempre con piacere l’incontro col famoso architetto nel suo studio di Genova circondato da ampie vetrate sul mare, in occasione del mio lavoro per il Piano Particolareggiato della Ferrari a Maranello, che mi ha chiamato per imporre una sua visione delle alberature davanti alla Galleria del Vento e mi ha fatto assistere ad appassionanti discussioni col suo team sugli stati di avanzamento del progetto.

Come pure ricordo la lunga gestazione della Palestra e del Centro Civico-Sociale di Limidi con la partecipazione al progetto di tutte le componenti democratiche della frazione, e la lunga collaborazione con l’Opera Pia Stradi di Maranello, che mi ha fatto conoscere ed approfondire le tematiche degli anziani e delle residenze protette.

Tutte esperienze di grande valore e contenuto umano.

Personalmente mi ritrovo una indole fortemente poetica e letteraria, ma provengo da una educazione scientifica (sono giunto all’architettura passando prima per ingegneria) che mi ha dato gli strumenti logici per incanalare questa indole in un metodo di lavoro rigoroso ed organico.

Forse è per questo che nei miei progetti, pur partendo dall’utilizzo di modelli geometrici e razionali, tendo sempre a mettere due ingredienti fondamentali:

1) un rapporto col contesto urbanistico circostante, che consenta di non vedere un edificio come elemento a se stante, ma come la tessera di un tessuto urbano più ampio;

2) un rapporto con il contesto dal punto di vista paesaggistico ed ambientale.

Per quanto riguarda il primo punto, purtroppo non sempre le occasioni di progettare danno la possibilità di esprimere un rapporto fra edificio e città, cosa che spesso ho cercato di tradurre in una offerta di spazio pubblico che di per se non sarebbe obbligatorio: ad esempio, si veda il complesso realizzato fra via Nuova Ponente e via Orazio Vecchi, dove una piazzetta aperta al pubblico, con l’attraversamento di due percorsi pedonali-ciclabili, ha voluto ricreare i rapporti dimensionali e di “atmosfera” che ritroviamo solitamente nei nostri centri storici. Qui la qualità viene interpretata come sostituzione dei soliti giardini condominali, recintati ed usati come parcheggi, con uno spazio pedonale di più ampio respiro, tranquillo ed a misura d’uomo, dove si possa puntare di nuovo al gusto di una discreta e tonificante socialità di base ed a una dimensione più pubblica del verde urbano.

Per quanto riguarda invece il secondo punto, parto dalla considerazione che la domanda prevalente del mercato (immobiliaristi, utenti, costruttori quasi sempre a digiuno di una minima infarinatura critica sull’argomento “architettura”) fa riferimento ancora a modelli del passato. Ecco allora le fortune, purtroppo, delle infinite varianti locali del post-moderno, con il kitsh vernacolare della faccia vista accostata all’intonaco, dei cornicioni finto classico, dei timpani e dei frontoni, degli oblò, del simil-antico ecc…

A questo insopportabile manierismo, assecondato spesso da colleghi che seguono le mode, ho contrapposto finora una ricerca personale, che vede il suo punto di arrivo nella migliore ambientazione possibile di ogni nuovo manufatto all’interno del tessuto in cui si va a collocare. Vorrei insomma che delle mie produzioni si potesse dire che “sembrano essere sempre state lì”, in quel paesaggio urbano, in quel particolare luogo della città (cito come esempio il nuovo Hotel Gabarda all’estremo meridionale della città, visibile da via Marx).

Ho inseguito finora una evoluzione graduale dai modelli del passato – le radici -, per cui la conferma dei buoni modi tradizionali del costruire non sia mai pedissequamente ripetitiva ed acritica, ma si fonda contemporaneamente con le novità espressive e tipologiche del moderno. Ecco allora che accanto ai linguaggi ed ai materiali della tradizione locale sperimento l’inserimento di ampie vetrate, di inclinazioni inconsuete, di elementi sorprendenti e innovativi, di particolari costruttivi semplici ma possibilmente non banali (Vedi la nuova sede del Commissariato di Polizia, o la palazzina che occhieggia al liberty di via Rosselli, ma dotata di motivate seppur insolite rotazioni dei due assi principali).

Il mio percorso personale, in questo modo, si sta evolvendo pian piano ma inesorabilmente fino a sfociare in una architettura più decisamente contemporanea, ma senza i voli pindarici e le estrosità di chi vuole distinguersi ad ogni costo e cade semmai nel cattivo gusto o nel protagonismo ingiustificato, a scapito di una buona coralità di base della civica architettura.

Che tipo di servizio propone il nostro Studio, e perché un Cliente dovrebbe sceglierci per progettare il proprio edificio?

Noi da sempre utilizziamo un metodo di lavoro per fasi, molto preciso e codificato, che parte da un approfondito colloquio col Committente per approfondire le sue esigenze, ivi comprese quelle a lui stesso meno evidenti e più nascoste. Avendo curato molte lottizzazioni, poi, possiamo offrire un’assistenza completa fin dalla scelta ed acquisto del terreno fino all’ultimo particolare dell’edificio. In parallelo all’evoluzione delle normative edilizie, che hanno imposto negli ultimi anni sempre maggiore attenzione ai problemi sismici, acustici ed energetici, abbiamo imparato da tempo ad attenerci al modello della progettazione integrata, coordinando le competenze di più specialisti, relative agli impianti, all’acustica, alle strutture portanti, passando anche per un corso di Project Management che mi è stato molto utile per gestire i progetti più complessi.

Molto importante è poi la fase di direzione lavori e di controllo del cantiere.

Non è sempre facile coordinare progetto e cantiere, le cose da tenere sotto controllo e le professionalità in gioco sono infatti numerose. Sono dell’idea che un progetto “ben studiato” fin dall’inizio sotto tutti i punti di vista ( impiantistico e propriamente edile) rende più scorrevole la fase cantieristica, in cui gli imprevisti possono essere all’ordine del giorno. Del resto è una caratteristica ben presente nella architettura contemporanea l’allungamento dei tempi di progettazione e il contestuale accorciamento dei tempi di costruzione/realizzazione: ciò che mi fa dire bonariamente, a molti costruttori locali, che il loro approccio di minimizzazione del ruolo del progettista nell’ambito di una iniziativa immobiliare non solo è sbagliato ma anche in controtendenza. Qualche migliaio di euro spesi in più nella progettazione possono significare, infatti, un più che multiplo risparmio nella costruzione. Ciò tuttavia non deve spaventare, perché rientra fra i nostri requisiti fondamentali di partenza la conoscenza e la programmazione del budget economico disponibile per l’intero intervento, ed il suo rispetto.

Nella progettazione, oltre ai classici programmi di disegno bidimensionale e tridimensionale, facciamo uso del programma X-Clima che fin dalle prime linee del progetto identifica le stratigrafie ed i materiali della “pelle” che avvolge la casa, ed i relativi valori di isolamento dei muri, importanti per garantire un buon comfort negli ambienti interni. Il programma X-Clima ipotizza la classe energetica dell’edificio secondo il protocollo di certificazione di CasaClima, che costituisce un parametro di confronto molto importante e parallelo alla nostra certificazione Regionale, ed un’opportunità in più per il cliente di certificare la propria casa con un metodo che da’ ampie garanzie di risultato.

Il nostro motto è sempre stato di mettere lo stesso impegno e lo stesso rigore metodologico sia nei progetti più complessi che nelle piccole consulenze e nei lavori più contenuti.

Infine sono fermamente convinto – e i risultati me lo hanno dimostrato – che gli obiettivi si raggiungono meglio se ci sono completa e reciproca fiducia e collaborazione fra progettista e Committente.